La definizione data dal dizionario del termine design è quella di “disciplina che si occupa della progettazione di oggetti prodotti industrialmente” soffermandosi esclusivamente sul concetto di ideazione del prodotto.
Tuttavia, il design tradizionale tende a privilegiare un approccio prodotto-centrico della disciplina, che soffermandosi sul valore primario dell’estetica rischia di perdere di vista il vero destinatario finale dei prodotti: l’essere umano e le sue esigenze reali.
Dai primi anni ’90 del secolo scorso qualcosa è cambiato nel mondo del design, la sfida è stata quella di unire due aspetti all’apparenza disgiunti: estetica e inclusività.
L’obiettivo è quello di superare il dualismo: “questo è anche per disabili e questo no!” in favore di un approccio olistico per il quale i prodotti possono valere universalmente.
Oltre alla proposta teorica, come si realizza in termini pratici questa attenzione all’inclusività?
Un esempio è certamente la linea OMNIA di Ponte Giulio.
La proposta intende mostrare come sicurezza e ausilio debbano essere dei concetti da tenere a mente nelle fasi di realizzazione del progetto e non da aggiungere ad un progetto già realizzato esclusivamente secondo canoni estetici.
È necessario, dunque, passare attraverso una nuova concezione dello spazio che riesca a tenere insieme raffinatezza e funzionalità sotto un unico nome: design.
Cuore del progetto OMNIA sono, infatti, le maniglie a forma di ovale piatto. Grazie ad un particolare meccanismo possono diventare portasciugamani, porta rotoli o vaschette porta oggetti, senza che ne venga penalizzata l’attività di sicurezza e sostegno: garantiscono, infatti, una tenuta fino a 150 kg.
In questo modo design e inclusività camminano di pari passo in una rinnovata attenzione nei confronti delle specificità di ogni singolo essere umano.